Alla scoperta dell'Etna nell’anno 1991
di Gianfranco Lelmi
L'Etna è il decimo tra i maggiori vulcani del mondo, si compone al momento
attuale di quattro crateri: il Cratere di Nord-Est, ove è situato il punto
più alto (m. 3350),1a Bocca Nuova in attività e la Voragine che fanno parte
del Cratere Centrale, il Cratere di Sud-Est.
Le eruzioni dell'Etna registrate fin dai tempi antichi sono circa 90, tra
le più famose viene ricordata quel 1a del 1669 che ebbe luogo dai conetti
avventizi chiamati monti Rossi ed investì e distrusse parte di Catania; tra
le più recenti più recenti è da ricordare quella modesta del 1979 che fuoriuscita a sud
di questa montagna, investì e distrusse una strada, danneggiò diverse case
ed alcuni campi coltivati. Tale eruzione provocò lo stato di emergenza in
tutta 1a provincia di Catania con l'evacuazione degli abitanti di due paesi.
Una pioggia di ceneri si estese per quaranta chilometri sui terreni vicini.
Altra eruzione recente è que1la del 29 marzo 1983; I'Etna suscitò allarme
per un fiume di lava che fuoriusciva dal versante sud provocando danni enormi.
E’ in questo periodo che verrà utilizzato l'esplosivo per fermare una colata
lavica che al suo passaggio aveva distrutto l4 chilometri di strade statali,
cinquantadue fabbricati, 76 ettari di foresta, 25 ettari di frutteto.
Esattamente il 15 maggio del 1983, 1' 80% del flusso lavico che minacciava
Ragalna, Belpasso, Nicolosi, veniva fermato deviandolo verso un letto
artificiale creato ai piedi del Monte Castellazzo.
L'uomo era riuscito a dominare per la prima volta 1a forza distruttrice della
natura con il suo ingegno, 1e sue capacità.
Altri tentativi di questo genere vengono ricordati nell'eruzione del 1669
quando a Catania un centinaio di uomini sotto 1a guida del loro capo
improvvisato, un certo Diego Pappalardo, il 22 aprile di quell'anno si opposero
all'avanzata della lava, al fine di salvare le loro case.
Coperti di pe1li di animali in precedenza bagnate nell'acqua, lottarono contro
la lava incandescente con martelli, zappe, picconi al fine di aprire un
passaggio laterale a questa massa incandescente. Finalmente dopo sforzi
sovrumani, riuscirono a creare una breccia che fece cambiare direzione alla
lava. Catania sembrava salvata, ma quando g1i abitanti di Paternò si accorsero
di quanto stava accadendo, chiamati a raccolta dal1e campane, si precipitarono
in cinquecento su questi poveracci oramai sfiniti dalla fatica. Difatti a
causa di questa deviazione, la lava stava avanzando su Paternò, i lavori
di allargamento de1 passaggio furono fatti sospendere ed essa riprese la
sua corsa verso le mura di Catania. Dopo essersi accumulata contro esse per
otto giorni consecutivi, riuscì ad aprirsi un passaggio tra la porta del
Tindaro e quella del Bastione degli Infetti, distruggendo così gran parte
della città. La forza della natura aveva avuto il sopravvento.
Altra colata lavica interessante per i suoi sviluppi, è quella del 1971,
da metà aprile l'Etna aveva ripreso la sua attività, era entrato in eruzione,
la lava incandescente minacciava i centri di Sant'Alfio e Fornazzo, nella
sua lenta, imperturbabile discesa, distruggeva pinete, boschi di castagni,
ponti, i centri abitati più esposti venivano sfollati.
L'eruzione partita a tremila metri di altezza, ai piedi del cono superiore,
parte meridionale, scorrendo per tre chilometri, distruggeva il vecchio
osservatorio, la stazione superiore della funivia ed alcuni piloni posti
ne1 pendio sottostante. Grazie agli sforzi dell'uomo, la stazione intermedia
della funivia veniva risparmiata per poco da1la cancellazione.
Orazio Nicoloso con il suo bulldozer aveva dimostrato che la forza demolitrice
della natura poteva essere controllata. Ma mentre questo si verificava sulla
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parte alta dell'eruzione, a valle avveniva il contrario.
Come cj raccontava il famoso vulcanologo francese Haroun Tazieff, gli uomini
silenziosi, denti serrati, osservavano con rabbia l’ imperturbabile avanzata
della lava che lentamente provocava nuove rovine ed inghiottiva ciò che prima
aveva distrutto; le donne vestite di nero singhiozzavano. Tutti si dimostravano
incapaci di reagire ed accettavano con rassegnazione quello che stava accadendo.
Prima o poi, secondo gli abitanti di queste regioni, 1a lava doveva arrestarsi
e probabilmente abbastanza prima che distruggesse le proprie case. Eppure,
come ci raccontava Tazieff, il modo per arrestare questa calamità c'era e
l'aveva prospettata alle autorità del1a Provincia di Catania.
Secondo lui, bastava sbarrare il cammino della lava che si insinuava in una
stretta gola, utilizzando la dinamite. Milioni di metri cubi di lava si sarebbero
immagazzinati a monte della gola senza minacciare (riporto le sue parole)
1a sicurezza di nessuno né tantomeno qualsiasi paese. Le amministrazioni
competenti rifiutarono questa soluzione, meglio era lasciar distruggere delle
città piuttosto che assumersi delle responsabilità su qualcosa che non figurava
nei regolamenti o nelle leggi.
Probabilmente conclude l'autore, per una legge siciliana non scritta, deviando
il corso di una colata lavica, ci si rende responsabili di tutti quei danni
che essa potrebbe provocare altrove, pertanto è meglio non assumersi alcuna
responsabilità.
L'Etna non è interessante solo sotto il profilo de1le sue eruzioni,
è una montagna che presenta infiniti volti, tantissimi aspetti, è una montagna
viva che cambia di giorno in giorno.
A causa delle continue eruzioni, l’Etna, essendo un vulcano attivo, muta
frequentemente la sua forma e la sua altezza. Ne1 1900 era alto 3274 metri,
nel 1942 raggiungeva i 3269 metri, nel 1956 toccava i 3263 metri, mentre
oggi i1 punto p1ù alto situato ne1 Cratere di Nord-Est è di 3350 metri.
In questo secolo le eruzioni laterali del l908, 1910, 1911, l918, 1923, 1928,
1942, 1947, 1949, 1950, hanno profondamente cambiato la fisonomia dei luoghi
di questa montagna, la Valle del Bove in modo particolare ha risentito di
questa metamorfosi a causa de1le continue colate di lava che prevalentemente
vi si sono riversate. Trascurando di parlare delle trasformazioni dei coni
superiori, le eruzioni eccentriche che si sono spesso svolte alla base della
montagna creando dei coni avventizi, hanno contributo notevolmente alla
trasformazione di questi luoghi, provocando eruzioni che oltre a seminare
distruzione e morte, hanno raggiunto il mare modificando così anche la costa
(1669). Coni avventizi mo1to antichi che risalgono al 1329 sono i monti Lepre
ed il Monte Rosso, mentre al l329 si fa risalire il Monte Arsi. In epoca
relativamente più recente, cioè il 1536, è da ricordare il Monte Nero, mentre
al 1669 risalgono i Monti Rossi dai quali partì un'eruzione che distrusse
i quartieri occidentali di Catania.
Altri coni avventizi sono la Montagnola che risale al 1763, il Monte S. Simone
de1 1811, il Monte Centenario del 1852, il Monte Sarorio del 1865, i1 Monte
Umberto-Margherita del 1879 ed i Monti Silvestri del 1892.
Nella parte alta dell'Etna, nel 1819 un francese di nome M. de Gourbillon,
raccontava la sua salita ad un cratere chiamato dagli abitanti de1 posto:
la Padellaccia, alto un centinaio di metri e della voragine senza fine che
si trovava al suo interno. Circa centotrenta anni dopo, nel1949, di questo
cratere non restava che un pendio alto una dozzina di metri e della voragine
senza fine, un piccolo cono alto circa due metri e ottanta.
Sempre nella parte alta dell'Etna i racconti della velocità di trasformazione
del suolo sono impressionanti. Dal 1974 al 1976, sulla parte settentrionale
della montagna i due coni secondari gemelli chiamati: i Fratelli Pii, alti
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circa trenta metri, dimezzarono la loro altezza a causa delle varie colate
di lava che 1i investirono.
Altra evoluzione di notevole interesse è quella della Bocca di Nord-Est o
meglio chiamata Cratere di Nord-est. Nel 1911 si aprì improvvisamente una
voragine, ai piedi del grande cono sommitale dell'Etna, che si innalzava
in continuazione con il passare degli anni. Nel 1949 dalla bocca chiamata
la Voragine lo sguardo spaziava all’interno di questo cono di recente
formazione.
Oggi la situazione si è completamente invertita, dal Cratere di Nord-Est
alto 3350 metri si può ammirare l'interno della Voragine. Dal 1971 i1 Cratere
di Nord-Est ha cessato quasi del tutto 1a sua attività, in compenso fa Bocca
Nuova creatasi nel 1968 sta dimostrando insieme alla Voragine una notevole
attività. All' epoca della nostra visita all'Etna, nel mese di novembre
1991,occorre dire che i maggiori segnali di attività provenivano dal Cratere
di Sud-Est con il lancio continuo di sabbie, lapilli e scorie.
L'Etna cambia aspetto anche per I'innalzamento delle temperature medie.
Nel 1496 Pietro Bembo ci ricorda nei suoi scritti come questa montagna fosse
ammantata di neve anche in estate, la stessa descrizione la si deve anche
a vari scrittori de1 passato. Molte persone anziane si rammentano che in
estate dalla costa ionica, si poteva scorgere 1a valle del Leone ricoperta
di neve
I1 fatto di essere una montagna isolata, senza alcuna catena montuosa
nelle vicinanze, I'Etna può essere soggetto al cattivo tempo improvvisamente.
Differenze di temperatura che oscillano dai quaranta ai cinquanta gradi si
riscontrano tra la pianura e la cima di questa montagna, l'umidità del mare,
sono fattori determinanti per 1o scatenarsi di bufere improvvise.
Il pericolo maggiore è la nebbia che se accompagnata da basse temperature,
da bufere di vento e da neve, creano seri problemi al'escursionista; la
maggior parte delle disgrazie accadute su questa montagna sono dovute proprio
a questi fattori scatenanti della natura. Il gas dall'odore di zolfo, il
fumo, sono altri fattori di pericolo da considerare; in caso di loro presenza
è bene spostarsi immediatamente. In inverno è bene anche considerare fa presenza
di gallerie sotto il manto nevoso che si possono riconoscere dalle depressioni
del pendio e dal differente colore della neve. E' il calore della lava dovuto
a recenti colate, che scioglie la neve e crea questi notevoli passaggi
sotterranei. Benché possano rivelarsi pericolosi per l'escursionista, in caso
di improvvisi cambiamenti di tempo, costituiscono un ottimo riparo dalle
intemperie.
L'Etna come abbiamo visto è una montagna che si trasforma spesso
improvvisamente, altre volte impiega anni, se non secoli per mutare il suo
aspetto. Quello che è certo all'occhio esperto dello studioso, il comportamento
di questa montagna non sfugge, basta studiarla da vicino e non essere dei
vulcanologi da tavolino come chiama Tazieff quei studiosi che allo sforzo
fisico di una salita sull'Etna preferiscono l'elicottero o I'automobile e
di fronte alla presenza del pericolo provano solo spavento.
Un episodio significativo di quanto espresso sopra ci viene dal racconto
di Tazieff in merito all incidente che alle 17,47 del 12 settembre 1979 uccise
nove turisti e ne ferì diciotto.
"Sono responsabili di omicidio colposo (nella specie di alcuni turisti travolti
e uccisi da un'improvvisa esplosione durante una gita alle zone sommitali
del vulcano Etna, in fase di attività): a) il Sindaco, che a fronte di una
situazione che reclamava, nell'interesse pubblico, interventi urgenti
dell'attività amministrativa, abbia omesso di esercitare il potere di ordinanza
di cui all'art. 153 R.D.N. l48 15 e al-1rart. 69 D.L.P.R.S. N. 6 55;
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b) gli amministratori del1a società che, curando in regime di concessione,
il servizio di trasporto sul vulcano, avevano l'obbligo di assicurarsi che
fosse espletato in condizioni di massima sicurezza; c) le guide alpine che,
violando le norme di comune prudenza e diligenza, abbiano ripreso il servizio
di accompagnamento dei turisti anziché sospenderlo. Il Foro Italiano anno
1986 parte seconda pag. 3I0".
Questa è la prima sentenza che fu emessa dal Tribunale di Catania in data
26/02/85 in merito all’ incidente sopra descritto.
Il 5 agosto del 1979 Tazieff veniva chiamato dalla Francia da Antonio Tomaselli,
il capo delle guide dell'Etna, per conto del prefetto di Catania. La situazione
su1l'Etna non era delle più tranquille, la Bocca di Sud-Ovest lanciava
proiettili incandescenti, la Bocca Nuova lanciava a più di mille metri getti
di gas e ceneri. Queste ceneri scendevano su Siracusa, Augusta e Catania.Dopo
una visita ai quattro crateri dell'Etna, Tazieff raccontava di essere disceso
ne1la Val1e del- Bove insieme ad alcune guide dell'Etna, 1ì quasi davanti
ai loro occhi si era aperta, a 1400 metri di altezza' una nuova bocca da
dove la lava minacciava Fornazzo. Tazieff in base alle sue osservazioni arrivò
a1la conclusione che perdurando la colata di lava priva di gas, si era formato
un tappo in cima alla montagna che ostruiva i1 passaggio dei gas. Seguitava
Taizeff: "non si conosce in compenso un'eruzione senza gas". Riunite 1e guide
dell’Etna, tutti rimasero d'accordo che non bisognava montare in cima all'Etna
se non in seguito alla liberazione dei gas che erano rimasti imprigionati
al suo interno. Il Prefetto di Catania fu avvertito del pericolo incombente.
La lava in basso si era fermata senza raggiungere Formazzo, dopo quattro
giorni fu revocato il divieto di salita ai crateri. I vulcanologi di Catania
dichiararono con decisione che non esisteva più alcun pericolo.
Le guide, poco convinte de1le asserzioni dei vulcanologi "da tavolino" furono
minacciate di conseguenze penali per sciopero illegale. Alle 17,47 del 12
settembre del 1979 si produsse quella tremenda esplosione che uccise nove
persone. Nella sentenza del 05/12/86, Le guide alpine che “ora” venivano chiamate
guide turistiche, venivano assolte: "perché i1 fatto non costituisce reato'
affermando il nesso di casualità con l'evento considerato nella sua complessità
come morte per investimento da lapilli provenienti da esplosione in cratere
di vulcano attivo e ritenendo correttamente e motivatamente affermata dai giudici
di merito la non prevedibilità dell'evento".
In compenso per le sue dichiarazioni di pericolo esistenti sull'Etna, Tazieff
racconta che fu dimesso dai titoli e dalle funzioni che esercitava all'Istituto
Internazionale di Vulcanologia che aveva creato diciotto anni prima.
L'Etna è una montagna che si trasforma, ma anche 1e sue genti stanno
cambiando. Dopo la seconda guerra mondiale nell'Italia de1 sud regnava la miseria
più assoluta, da Napoli in giù sembrava ancora di vivere ne1 Medio Evo. In
Sicilia, ai piedi dell'Etna la maggior parte delle famiglie vivevano in
catapecchie fatte di pietra vulcanica, tutti i componenti in genere numerosi,
erano spesso stipati in un'unica stanza, i più fortunati ne possedevano due.
G1i spostamenti avvenivano a piedi, circolavano muli, asini,cavalli, carretti,
qualche vespa e qualche automobile, all'Etna si saliva a piedi.
Oggi la situazione è completamente cambiata, il cemento armato ha invaso
le città e le campagne, i mezzi motorizzati si sono diffusi a profusione
nei centri urbani rendendo I'aria irrespirabile ed in più possono arrivare
sino in vetta all'Etna, dove arriva anche una cabinovia.
La Mafia che una volta si estendeva su Corleone, Agrigento, Caltanisetta,
Palermo, oggi è arrivata negli Stati Uniti, nella Francia meridionale, a
Catania e quindi sull'Etna. Ma mentre all’ inizio 1a Mafia era una Società
d'onore, che combatteva lo straniero, il sistema feudale, l’giustizia sociale,
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sociale, dall' inizio del secolo si è trasformata in un'associazione criminale
dove attraverso le imprese di costruzioni, i1 denaro sporco della droga,
della prostituzione, delle estorsioni e dei rapimenti viene tranquillamente
rimesso in circolazione.
Anni fa, su un dosso nelle vicinanze dell'Osservatorio fu aperto un cantiere
per la costruzione di un' albergo a quota 2900 metri.
Chiamato: Albergo Torre del Filosofo, per i1 ritrovamento di alcuni resti
di una costruzione antica che secondo g1i studiosi si attribuivano alla torre
di Empedocle, fu terminato dopo notevoli sacrifici e con la spesa di alcuni
miliardi da parte dei contribuenti.
Oggi quella costruzione è in rovina e non fu mai utilizzata, in compenso
qualcuno ha intascato quei soldi per la sua edificazione.
I1 futuro non è rosa per l'Etna, sicuramente altre speculazioni sono alle
porte, ma qualcosa si muove a difesa dei luoghi e dell'ambiente di questa
fantastica montagna che è il più alto vulcano attivo d'Europa ed uno dei
più importanti del mondo.
Il Parco Naturale Regionale dell'Etna con una superficie di 50000 ettari
è stato istituito nel 1987 dal Presidente della Regione Sicilia. Quattro
zone con limiti, vincoli e norme differenti sono state create nel territorio
de1la Provincia di Catania: zona a)zona di riserva naturale, zona b)zona
di riserva generale,zona c)zona di protezione, zona d)zona di controllo.
E' ovvio che la normativa più rigida si applica nelle zone a) e b), mentre
nelle zone c) e d) sono ammesse delle trasformazioni edilizie e del terreno
tendenti a valorizzare il parco, quindi si deve considerare meno restrittiva.
I comuni interessati at Parco dell'Etna sono venti: Adrano, Belpasso,
Biancavilla, Bronte, Castiglione di Sicilia, Giarre, Linguaglossa, NicoÌosi,
Maletto, Maniace, Milo, Pedara, Piedimonte Etneo, S.Alfio, S.Maria di Licodia,
Ragalna, Randazzo, Trecastagni, Viagrande, Zafferana.
In questa maniera il 6,70% del territorio della Sicilia è zona protetta contro
il 2% del territorio nazionale. L'ostacolo principale incontrato nella creazione
di questo parco, come normalmente avviene in tutti gli altri parchi, è
stato il concetto che qualcuno possa sottoporre a restrizioni, a normative
1o svolgimento della vita quotidiana in luoghi ove l' individuo è sempre vissuto.
L'idea di preservare per le generazioni future parte del territorio, di
accettare progetti a lungo termine che daranno i loro risultati negli anni
a venire, accompagnato il tutto dai risultati positivi, dal punto di vista
economico, conseguiti negli altri parchi mondiali, stanno raccogliendo un
vasto consenso nella popolazione siciliana.
La politica intrapresa dal nuovo direttore del Parco dell'Etna Franco Russo
si presenta ricca di buone prospettive, "Nelle zone di salvaguardia integrale",
egli dice, "le costruzioni illecite non possono essere né accettate, né sanate,
nella zona b prendo pubblicamente l’ impegno perché il fenomeno scompaia
totalmente in breve tempo". In un intervento del professor Giovanni Montemagno,
docente di Economia Politica all'Università di Catania l’ipotesi di 500.000
presenze di escursionisti viene positivamente valutata così come 1o stesso
numero di turisti. Una tale ipotesi, prosegue i1 docente, avrebbe influssi
positivi da1 punto di vista economico e dell'occupazione.
Molte sono le guide che parlano della vegetazione, della flora e della
fauna esistente sull' Etna, pertanto è bene al riguardo consultare in merito
dei libri specifici. Di questa montagna ci sarebbe ancora tanto da dire, ma
per non prolungarmi eccessivamente mi limito a dire che le albe viste dalla
cima dell' Etna sono uno spettacolo indimenticabile. Nelle belle giornate
dalle vetta si può ammirare tutta la Sicilia così come la costa calabra.
Già partendo dalla costa, i segni della potenza del vulcano sono presenti
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ovunque, a Catania i resti di colate laviche di secoli passati sono ancora
ben visibili, ad Acitrezza gli scogli dei Ciclopi hanno ispirato la fantasia
degli uomini e della mitologia greca e latina. Le Gole di Alcantara con i
loro composti basaltici sono assolutamente da visitare. Mano a mano che si
sale si resta ammirati nel vedere come I'uomo a poco a poco ha strappato
alla lava quel territorio che prima gli apparteneva. Muretti di lava che
fungono da sostegno a tanti terrazzamenti, sostengono appezzamenti di terreno
dedicati a orti, frutteti e vigne. A 600 metri di altezza cominciano ad apparire
i castagni, poi le foreste di roverelle ed il pino laricio ben evidente nella
pineta di Linguaglossa. Più in alto ove 1a lava non è intervenuta, appaiono
le betulle etnee e folti cespi di ginestre, oltre i duemila metri regna solo
1o spinosanto etneo. Dire cosa vedere dell'Etna non è facile, tutto meriterebbe
di essere visitato. E' ovvo oltre ai quattro crateri, il versante nord è
quello che più si addice all'escursionista. Il paesaggio non è stato
eccessivamente alterato e 1a presenza dei "bipedi", come li chiamava Tazieff,
o meglio di quei turisti che fanno solo pochi passi dal loro mezzo di
locomozione è quasi inesistente. Sempre sul versante nord merita attenzione
1a pineta di Linguaglossa, mentre sul versate Est, la Valle del Bove inserita
nel Parco dell'Etna come riserva naturale integrale richiede assolutamente
un'escursione, anche per vedere i famosi Dicchi.
Altro percorso che richiede due giorni e merita di essere effettuato, è
la traversata a mezza costa dal rifugio Sapienza al Piano Provenzana. E'
una vera e propria "circonvallazione" che permette di conoscere il versante
sud, ovest e nord dell' Etna. Altri itinerari di indubbio interesse sono la
Grotta del Gelo da Randazzo ed il castagno dei Cento Cavalli che misura un
perimetro di base di 60 metri, sito nei pressi di Sant'Alfio.